Ma quindi, alla fine del tour in Africa di Governo ed Eni, cosa cambia per il nostro approvvigionamento di gas ? Ridisegnare così radicalmente il quadro delle forniture è un'opera mastodontica, che richiedete tempo. Nell'immediato quindi, cambierà poco o nulla. Tutti gli accordi siglati sono da concretizzare nel medio periodo. Dall'Algeria dovrebbero arrivare 9 miliardi di metri cubi in più a regime, per quest'anno al massimo saranno tre. Dall'Angola un altro miliardo e mezzo a partire dall'anno prossimo. Dal Congo altri 4 miliardi e mezzo in un progetto in partenza anche qui nel 2023. In tutto 15 miliardi di metri cubi. A questi va aggiunto il gnl in arrivo dagli Stati Uniti, promesso da Biden ai paesi europei nel loro complesso e quindi ancora va stabilito quale sarà la nostra quota parte. Siamo quindi più o meno a metà dell'opera perché ogni anno dalla Russia importiamo 29 miliardi. Quasi tutti tramite gasdotti, già utilizzabili insomma, non via nave allo stato liquido da rigassificare in Italia. Specifica non da poco perché la gran parte degli accordi dell'ultimo mese sono per il gnl, più costoso, più lento da trasportare e che necessita di una capacità di rigassificare che ancora non abbiamo. Degli impianti dello stivale possiamo aumentare la capacità per soli 5 o 6 miliardi di metri cubi non di più. Nel frattempo, Snam tratta due navi rigassificatore: la prima, nella migliore delle ipotesi, potrà essere operativa tra un anno. Insomma, la via è ancora lunga, il Ministro della Transizione Energetica, Cingolani, parla di una completa indipendenza dal gas russo, nel giro di un anno e mezzo, ossia per la fine del 23. E' una stima ottimista, i tempi potrebbero essere maggiori ma potremmo avvicinare il traguardo, diminuendo i nostri consumi per riscaldamento e condizionatori. Un paio di miliardi di metri cubi dagli edifici pubblici, come già stabilito dal Governo, e un po' di più da quelli privati, qualora si decida questa svolta di austerità.