I dossier economici urgenti del nuovo governo

12 dic 2016
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Numerosi e caldi i dossier economici sul tavolo del nuovo Governo, dalle banche agli statali, passando per la riforma del lavoro da completare e ancora le crisi industriali da risolvere, l’abolizione di Equitalia da mettere in pratica, senza dimenticare che l’Esecutivo in primavera potrebbe trovarsi con la grana di una manovra correttiva. Sulla legge di bilancio, approvata in tutta fretta, Bruxelles ha già chiesto misure aggiuntive che potrebbero ammontare a 5 miliardi. Manovra a parte, sono probabilmente le banche, a partire da Monte dei Paschi, il problema più urgente. È atteso un decreto per salvare Siena qualora non si riuscissero a trovare sul mercato i soldi necessari. Il provvedimento riguarderebbe anche altri settori del credito tra i quali la proroga dell’obbligo di trasformazione delle Banche Popolari in società per azioni. Il Governo dovrà poi rendere concreto l’accordo sull’aumento di stipendio dei dipendenti statali fissato in media a 80 euro lordi al mese, non prima però di aver approvato, entro febbraio, la nuova disciplina sul pubblico impiego. Sempre in tema di pubblica amministrazione, si dovrà inoltre intervenire per correggere tre decreti bocciati dalla Consulta, tra i quali le norme per contrastare l’assenteismo al lavoro. C’è poi il rischio che la seconda gamba del Jobs Act, quella che riguarda gli incentivi all’occupazione, resti impantanata. La riforma prevede che queste materie tornino interamente allo Stato, ma il no al referendum lascia le cose come stanno, cioè ripartite fra potere centrale e Regioni. Il nuovo sistema di collocamento al lavoro, per esempio, rischia così di non potersi realizzare se non si interverrà per capire chi dovrà gestirlo. Sul Jobs Act oltretutto pende l’incognita dei referendum abrogativi proposti dalla CGIL che investe, fra l’altro, le regole sui licenziamenti. Sempre in tema di lavoro ci sono poi da sbrogliare crisi urgenti come Almaviva e Ilva, solo per citare due dei 150 tavoli aperti, mentre cresce l’allerta per Alitalia. Sul fronte fiscale, invece, c’è da portare a termine, entro giugno, la soppressione di Equitalia e il traghettamento delle sue funzioni nell’Agenzia delle Entrate e poi una serie di provvedimenti congelati in Parlamento, due per tutti: il disegno di legge sulla povertà e quello sulla concorrenza. Quest’ultimo, varato dal Governo nel 2014, è fermo da allora in Commissione in Senato.

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