Oltre 220 miliardi per portare l'economia fuori dal tunnel nel quale è finita a causa del Covid, il piano Italiano per la ripresa da inviare a Bruxelles entro il 30 Aprile è quasi pronto. L'ossatura è stata definita dal Governo anche se restano diversi nodi da sciogliere, le risorse complessive da utilizzare per investimenti da qui al 2026 in totale ammontano a 221,54 miliardi di euro, dei quali 191,5 di soldi europei e la parte restante di Fondi Nazionali in deficit, cioè da chiedere in prestito ai mercati. I quattrini comunitari sono quelli del Recovery Fund, cioè la quota che spetta all'Italia, la più grande in Europa, del cuore del programma anticrisi Next Generation Eu. Questa fetta della torta è in maggioranza fatta di prestiti e per oltre 69 miliardi di sussidi. Come sarà spesa questa montagna di denari? I regolamenti impongono che la maggior parte finanzi interventi per l'ambiente e il digitale, infatti Roma prevede di destinare a questi due capitoli oltre la metà dei miliardi europei. Il resto viene suddiviso tra infrastrutture, istruzione, inclusione e coesione sociale e salute. Una lunga lista di progetti che spazia dall'alta velocità ferroviaria alla banda larga internet, passando per la riconversione di industrie più inquinanti e lo sviluppo di energie pulite, ma che non sono tutti nuovi, poco meno del 30% del Recovery Fund verrà utilizzato per opere già nel cassetto ma non avviate o incomplete. Anche i 30 miliardi che ci metterà lo Stato saranno ripartiti in sei macro aree, saranno spesi per progetti voluti dai partiti della maggioranza e che altrimenti sarebbero rimasti fuori dal piano. L'intera operazione ha l'obiettivo di dare una spinta aggiuntiva del 3% al nostro prodotto interno lordo alla fine del 2026, una meta che si dovrà raggiungere affiancando ai cantieri le riforme per rendere più efficiente la macchina dello Stato, a partire dalla pubblica amministrazione e la giustizia.