Inflazione, corsa a ostacoli per contrastare aumento prezzi

21 ott 2022
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Una corsa contro il tempo e a ostacoli. Così si preannuncia il primo miglio che dovrà affrontare il nuovo Ministro dell’Economia, atteso ai nastri di partenza da una serie di dossier caldi, con risorse a disposizione limitate e una crescita che, coi venti di recessione, si annuncia assai risicata nei prossimi mesi. I denari in cassa appaiono pochi a fronte di quelli necessari per contrastare il caro vita, che mangia stipendi e mette in ginocchio le imprese. Servono una quarantina di miliardi per cercare di raffreddare l'impatto dei rincari, una cifra che allontana la realizzazione di alcune promesse elettorali dei partiti di centrodestra, come la maggiore flessibilità sulle pensioni (da gennaio se non si fa nulla servono 67 anni per lasciare il lavoro) e il taglio delle tasse. Una richiesta all’Europa per poter fare altro deficit, cioè spese non preventivate, appare probabile, ma Bruxelles vorrebbe in cambio rassicurazioni sulla tenuta del nostro, enorme, debito pubblico. Ma vediamo perché la coperta è corta. Se si vuole evitare a famiglie e imprese una stangata bisogna rinnovare gli aiuti decisi dal Governo Draghi. Gli sconti sulle bollette, quelli sui carburanti e le agevolazioni fiscali alle aziende si esauriscono tra novembre e dicembre. Per mantenerli al livello attuale servono una ventina di miliardi a trimestre. Una cifra enorme che limita gli spazi per la manovra del 2023, dove –sempre per arginare l’inflazione– vanno inserite altre misure, come l’adeguamento delle pensioni, previsto dalla legge, al caro vita (8-10 miliardi), lo sgravio sugli stipendi dei lavoratori col taglio del cuneo fiscale (3-4 miliardi) e gli aumenti in busta paga per i dipendenti pubblici che attendono il rinnovo dei loro contratti. Per trovare risorse fresche si potrebbe stringere la cinghia sui bonus edilizi e sul reddito di cittadinanza. Ma non basta. E non si può confidare sugli incassi di una nuova sanatoria delle cartelle esattoriali: degli oltre 53 miliardi che lo Stato pensava di ricavare con la mezza dozzina di operazioni di pace fiscale fatte dal 2016 a oggi, si stima che finora se ne siano effettivamente incassati meno della metà.

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