Nessuno aveva mai provato a spegnere l'economia globale in un mese per poi riaccenderla in un colpo solo. Ora dopo la fiammata dei prezzi ne conosciamo le conseguenze. Il rimbalzo economico seguito alla prima fase della pandemia è stato il più forte dal 1972 e per dirla con le parole della Governatrice della BCE Christine Lagarde, siamo stati vittime del nostro successo. Nel corso dell'ultimo giorno del World Economic Forum di Davos, quest'anno in versione digitale, Lagarde ha espresso ancora una volta la posizione della BCE sull'inflazione, sebbene non utilizzi più la parola temporanea, questo è il concetto. Il rialzo dei prezzi che ha raggiunto il +5% a dicembre nella zona Euro è dovuto per metà all'energia e un secondo fattore fondamentale sono i colli di bottiglia che hanno rallentato il commercio globale. Microchip introvabili e costi di trasporto alle stelle che si sono fatti sentire anche in Italia, il 70% delle imprese manifatturiere ha subito problemi nelle catene di fornitura di materiali e componenti. Eppure Lagarde continua a essere ottimista e a non voler tagliare troppo gli aiuti economici della BCE. A differenza di quanto sta accadendo negli Stati Uniti in cui l'inflazione è decisamente più alta e in cui i salari stanno crescendo. Per chi ha a cuore la crescita economica e la salvaguardia dei paesi ad alto debito, come l'Italia, questa è una buona notizia, perché un taglio degli aiuti renderebbe indebitarsi più costoso. Ma c'è chi invece ritiene che la BCE stia nascondendo la testa sotto la sabbia è che prima o poi dovrà convincersi a intervenire per calmare i prezzi, tedeschi e frugali in testa.