Le crisi industriali ancora aperte nel 2020

01 gen 2020
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Anno nuovo, crisi vecchie. Il 2020 sul fronte industriale inizia con la pesante zavorra dei tanti tavoli aperti al Ministero dello Sviluppo economico e che ancora cercano una soluzione. Se ne contano 149, oltre 250 mila i lavoratori coinvolti. Decine e decine quelli che si trascinano da anni come l'ex Alcoa di Portovesme o la Blutec di Termini Imerese, solo per citarne alcune. A complicare il percorso dei prossimi mesi anche le migliaia di esuberi annunciati nel mondo bancario, come i 5500 solo da Unicredit o nella grande distribuzione, come gli oltre tremila di Conad e Auchan. Non solo Ilva e l'Italia, dunque. Per il futuro dello stabilimento di Taranto bisognerà attendere entro il 7 gennaio le decisioni del tribunale del riesame sulla proroga della facoltà d'uso dell'altoforno 2, sequestrato dopo un incidente mortale sul lavoro a giugno del 2015. Lo spegnimento, che praticamente partirebbe da quel giorno, farebbe marciare gli impianti con solo due forni in grado di sostenere una produzione di appena 3 milioni di tonnellate e il rischio a cascata di 6 mila lavoratori in cassa integrazione. Arcelor Mittal e il Governo hanno tempo fino al 31 gennaio per trovare la quadra sul negoziato per un accordo vero. Al momento, l'atto di recesso dal contratto di acquisto dell'ex Ilva è congelato, evitando di arrivare allo scontro legale. Per Palazzo Chigi c'è la volontà di rilanciare l'acciaieria in chiave green, anche con una partecipazione pubblica. Intervento dello Stato pure per tenere in piedi Alitalia. I 400 milioni del nuovo prestito ponte questa volta, però, almeno così assicura il Ministro dello sviluppo economico Patuanelli, dovrebbero essere davvero gli ultimi. La compagnia continua a perdere 2 milioni al giorno, eppure il nuovo commissario straordinario Giuseppe Leogrande proverà comunque a renderla più appetibile, abbassando i costi.I partners interessati certo non scalpitano e, nel caso di Lufthansa, continuano a chiedere una profonda ristrutturazione, ma il progetto, come ha ricordato il Presidente Conte, è quello di offrirla sul mercato senza regalarla a nessuno. Obiettivo: chiudere entro la metà del 2020.

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