Quanto sarà esattamente il contributo che le banche daranno alla Patria non è ancora chiaro. Abbiamo numerosi indizi ma non una cifra scolpita sulla pietra. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di due miliardi e mezzo e possiamo partire da qui per capire a quale sacrificio, così l’ha definito il numero del Tesoro, sono chiamati gli Istituti di credito. Tecnicamente non si tratta di una tassa ma di un anticipo di balzelli che gli Istituti avrebbero comunque pagato in futuro. Le banche, quindi, recupereranno nel tempo quanto dato alle casse dello Stato, che utilizzerà questi denari per finanziare una parte della manovra. I soldi saranno versati l’anno prossimo e torneranno nei caveaux degli Istituti in quelli successivi, in quello che somiglia a un prestito senza interessi all’Erario. Come detto, sui numeri precisi non c’è certezza perché la legge di Bilancio ancora non è stata scritta e l’unica traccia nero su bianco si trova sul documento inviato dal governo a Bruxelles. Queste circostanze, unite al complesso meccanismo di calcolo del contributo, creano dubbi sull’esatta cifra che le banche verseranno e che dovrebbero iniziare a recuperare a partire dal 2026. Situazione simile per le Società assicurative. Giorgetti ha quantificato in circa un miliardo il loro aiuto, frutto di imposte su alcuni tipi di polizze che, anche in questo caso, i diretti interessati riavranno indietro. Sommando il contributo delle banche a quello delle assicurazioni si arriva così a 3,5 miliardi, ai quale aggiungere circa 200 milioni chiesti ai gestori di giochi e scommesse.