Fantasiosa e senza alcun fondamento. Il Ministero dell’Economia esclude l'ipotesi di tagli all’assegno unico per i figli con la prossima manovra. Una smentita che non sgombra il campo a revisioni, ipotizzate in ambienti della maggioranza parlamentare e possibili anche perché l’Europa contesta la misura per il requisito di due anni di residenza in Italia. Cambiamenti che non dovrebbero comportare sforbiciate all’assegno, che oggi in media va da 57 a 200 euro a figlio, a seconda dell’ISEE, e che dovrebbe costare quest’anno circa 20 miliardi. Correzioni all’aiuto potrebbero premiare le famiglie più numerose ed evitare l’effetto paradossale per cui chi incassa l’assegno rischia di risultare più ricco e perdere alcune agevolazioni, come il rimborso per l’asilo o l’affitto. La rimodulazione sarebbe possibile grazie ai denari non del tutto utilizzati per il contributo introdotto due anni fa e si affiancherebbe alla conferma di una serie di interventi che scadono a dicembre e riguardano milioni di italiani. Parliamo di misure per le quali servono 19 miliardi, a partire dallo sgravio in busta paga ai dipendenti e dalla riduzione dell’IRPEF, l’imposta sui redditi, per i quali Palazzo Chigi assicura che i soldi ci sono. Rassicurazioni anche per il bonus alle lavoratrici con due figli, che potrebbe essere esteso anche alle mamme con Partita Iva. E ci sarebbe anche l’intenzione di potenziare il taglio delle tasse, estendendolo a chi ha redditi fino a 50-60 mila euro l’anno. Sempre che si trovino le risorse, per una manovra che viaggia verso i 25 miliardi e che non permette, visti i vincoli europei, di aumentare il deficit. Si confida sulle entrate tributarie e si punta sui risparmi da agevolazioni fiscali e pensioni: tagli alla spesa difficili da mettere in pratica.