Sono le pensioni il vero terreno di scontro all'interno della maggioranza in vista dell'approvazione della manovra prevista in settimana. Si parte da una certezza, Quota 100 non sarà rinnovata e a dirlo è direttamente il Premier Draghi che però aggiunge si tornerà alla legge Fornero con gradualità. Questo serve a evitare che per alcuni lavoratori scatti il famigerato scalone, che significherebbe aspettare fino a 5 anni in più per vedere la pensione. Se Quota 100 consente infatti di lasciare il lavoro a 62 anni con 38 di contributi, con la legge Fornero bisogna aspettare fino a 67 anni o avere almeno 42 anni e 10 mesi di contributi versati. L'ultima ipotesi sul tavolo è di consentire per 3 anni di lasciare il lavoro a 64 anni aumentando man mano il numero di contributi necessari che passerebbero da 38 a 40 anni. Un'ipotesi che vede contraria la Lega, che non potendo mantenere quota 100 come vorrebbe, propone di consentire ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età. Il PD punterebbe di più su tutelare maggiormente chi svolge lavori gravosi e le donne. Secondo il Segretario Letta, per come è strutturato il mercato del lavoro, il sistema delle quote che è basato su un mix di contributi e di età anagrafica, discrimina le lavoratrici. I numeri dicono che quasi il 70% di coloro che sono andati in pensione con quota 100, nei tre anni che è durante l'esperimento, sono stati uomini. Le donne infatti troppo spesso hanno carriere più discontinue e faticano ad accumulare gli anni di contributi necessari. Proprio per loro è stata pensata negli anni passati Opzione Donna che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni con 35 anni di contributi, pur se con una penalizzazione sull'assegno che può superare il 30%. Al momento però resta incerta la sua proroga, perché l'altra certezza oltre al mancato rinnovo di Quota 100, è che i soldi destinati al capitolo pensioni nella Manovra sono pochi. Poco più di 1 miliardo e mezzo in tre anni.