C’è l’accordo a livello europeo e Monte Paschi Siena si avvicina al salvataggio. Dopo cinque mesi di trattative, la Commissaria europea alla Concorrenza, Vestager, ha trovato l’intesa con il Ministro dell’economia Padoan. La banca senese può ottenere l’attesa iniezione di soldi pubblici. Per riceverli Mps dovrà adottare un piano di profonda ristrutturazione, spiega la nota, in grado di assicurare la salute della banca nel lungo periodo. Serviranno ancora il placet della BCE e la certezza che i crediti deteriorati si riusciranno effettivamente a togliere dai bilanci. Ma il percorso ora pare segnato: l’accordo prevede che chi possiede azioni e obbligazioni subordinate contribuisca al costo del risanamento per limitare al massimo possibile l’uso di risorse dei contribuenti secondo il principio del cosiddetto burden sharing, la condivisione del rischio. Com’è noto, però, Siena predisporrà uno schema per rimborsare i risparmiatori che dimostrino di essere stati vittime di vendite non corrette da parte della banca, che dovrà inoltre attenersi a precisi limiti negli stipendi dei manager. Se il piano funzionerà, l’istituto potrà tornare in piena salute nei prossimi anni consentendo al Ministero del tesoro, primo azionista con oltre il 70%, di cercare acquirenti per una banca tornata finalmente appetibile. Scenari ancora lontani. Il semaforo verde su Mps apre spiragli anche per le due banche venete in crisi. L’accordo su Siena apre spazi per poter lavorare sull’analogo dossier di Popolare Vicenza e Veneto Banca, è il commento a caldo di Fabrizio Viola, numero 1 di Vicenza. Secondo la stampa finanziaria, infatti, il tempo stringe. Giugno si preannuncia realmente decisivo per il loro salvataggio perché, molto semplicemente, di tempo non ce n’è più.