All’INPS se l’aspettavano che i nuovi voucher avrebbero subito una riduzione molto forte e i primi dati sull’utilizzo del contratto di prestazione occasionale e del libretto di famiglia, le due forme che hanno sostituito i vecchi buoni per pagare i lavori saltuari, come chi ha bisogno di una mano per la vendemmia o l’insegnante di ripetizione per il figlio, lo confermano. Nei primi 45 giorni di vita del nuovo strumento sono stati solo 6.700 i lavoratori coinvolti e di questi appena 686 quelli chiamati per lavori in casa, come, per esempio, colf o babysitter. L’istituto di previdenza, che gestisce questi ticket, non si stupisce di numeri così bassi e della possibilità che nei prossimi mesi le cose continuino ad andare di questo passo. Si tratta – ricorda l’INPS – di una forma contrattuale molto diversa da quella precedente. Come i vecchi buoni, c’è sempre l’obiettivo di ridurre il lavoro nero, ma l’ambito di applicazione da luglio si è ristretto tantissimo. Mentre prima un’azienda poteva usarne senza limiti, adesso in un anno non potrà superare in totale la soglia dei 5.000 euro. Questo tetto, unito al fatto che i ticket li possono utilizzare solo le imprese con meno di cinque dipendenti, è il principale argine agli abusi che si sono verificati in passato; abusi che avevano spinto la CGIL a chiedere un referendum per l’abolizione che il Governo ha evitato modificando radicalmente le regole. Ecco quindi perché così pochi italiani rispetto al passato sono ricorsi ai nuovi voucher e anche in futuro potrebbero registrarsi numeri molto bassi, con stime di un calo dell’80 per cento secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica rispetto al record del 2016, quando vennero staccati 134 milioni di buoni per pagare 1,6 milioni di lavoratori.