Laureati poco preparati, bistrattati e in media fuori corso di almeno un anno. Lavoratori con skill carenti e imprese che, di conseguenza, non investono e innescano un circolo vizioso che imbriglia tutta la produttività. Non è certo un quadro edificante, ma è quello che fa l’OCSE. In Italia più di 13 milioni di adulti ha competenze di basso livello e, rispetto a quanto avviene in altri Paesi, ha minori probabilità di utilizzare specifiche competenze cognitive; lacune che si registrano anche tra i laureati, che sono solo il 20 per cento degli italiani tra i 25 e i 34 anni a fronte della media OCSE del 30 per cento. E non si tratta solo di avere meno laureati, ma anche meno preparati, a quanto pare, e soprattutto mal impiegati. Secondo il rapporto, infatti, spesso la prima occupazione dei laureati non avrebbe nulla a che vedere con la loro preparazione universitaria. Poi c’è un solco tra nord e sud del Paese a livello di rendimento. Gli studenti della Campania sono oltre un anno scolastico indietro rispetto a quelli della provincia di Bolzano. In questa cornice non manca, però, un paradosso. In un sistema generalizzato di basse competenze, quei pochi che emergono rientrano, però, tra i migliori dei Paesi del G7, soprattutto in termini di rapidità di apprendimento e problem solving. Almeno in questo pare che l’Italia sia messa bene.