I negoziatori del Consiglio e del Parlamento Europeo hanno raggiunto, dopo svariate giornate di trattativa conclusasi con una maratona di 15 ore, un accordo politico sulla proposta di riforma del Patto di Stabilità e Crescita. L'obiettivo principale del venturo nuovo quadro di governance economica dell'Unione Europea, spiegano dal Consiglio, vuole essere quello di garantire finanze pubbliche sane, promuovendo però, al contempo, una crescita sostenibile e inclusiva in tutti gli stati membri, attraverso riforme e investimenti. A parte le bellissime parole e venendo ai numeri, Consiglio e Parlamento hanno convenuto di mantenere di ridurre, come già era nel vecchio patto sospeso dopo il Covid, i rapporti debito/PIL e deficit/PIL degli Stati più indebitati in modo, scrivono, graduale, realistico, sostenibile e favorevole alla crescita. Per gli stati membri il cui debito pubblico superi il 60% del PIL, l'Italia sta ben oltre il 130%, o il cui deficit pubblico superi il 3%, sempre rispetto al PIL, la Commissione presenterà una traiettoria di riferimento, la cosiddetta traiettoria tecnica che possa garantire che, entro la fine di un periodo di aggiustamento fiscale di quattro anni, il debito pubblico sia su una traiettoria, appunto, plausibilmente al ribasso o rimanga a livelli prudenti nel medio termine. Non cambia in questo senso per gli stati membri l'obbligo di presentare piani strutturali fiscali e nazionali a medio termine. I piani, compresi i percorsi di spesa netti, dovranno al solito essere approvati dal Consiglio che, nel caso prevedano determinate riforme e investimenti che migliorino la resilienza e il potenziale di crescita e sostengano la sostenibilità fiscale, ma anche che affrontino le priorità comuni dell'Unione Europea compresa, ove necessario, la spesa in difesa, può allargare fino a sette anni la traiettoria di rientro.