Un mese di giugno amaro per molti pensionati italiani. Pochi giorni dopo il voto europeo chi ha un assegno medio alto, dovrà restituire una manciata di euro all'INPS, con il risultato che si troverà un cedolino più leggero. Per chi invece prende più di 4500 euro netti al mese, i cosiddetti “pensionati d'oro” scatterà un vero taglio che può risultare molto salato. Si tratta di due diverse misure previste nella ma ora approvata a dicembre. Nel primo caso si tratta dell'effetto della minore rivalutazione delle pensioni all'inflazione. Gli assegni infatti di anno in anno salgono per compensare l'aumento dei prezzi. Il Governo ha cambiato questo meccanismo rendendolo meno conveniente di quanto sarebbe stato senza la manovra. Ma la novità nei primi 3 mesi di quest'anno, non è stata applicata con il risultato che 5 milioni e mezzo di pensionati hanno ricevuto di più e quindi nel prossimo cedolino dovranno restituire qualcosa. Per circa la metà degli interessati si tratterà di poco meno di un euro, per gli altri più, chi prende 2000 euro netti al mese, per esempio, dovrà ridare all'Istituto di Previdenza, una dozzina, perché il conto sale per gli assegni più alti. Non si tratta tecnicamente di una decurtazione, la pensione non scende, ma aumentando meno rispetto al costo della vita si finisce per intaccare il potere d'acquisto degli assegni medio alti. Con questa operazione lo Stato stima di risparmiare 2,2 miliardi fino al 2021, molto di più dei 240 milioni che si ricaverà dalla riduzione delle pensioni d'oro. In questo caso si tratta di un vero taglio, il cui peso cresce man mano che l'assegno si fa più ricco. Il sacrificio per questi Paperoni si calcola: parte da 100 euro al mese, ma può arrivare a diverse migliaia di euro l'anno. Anche per questo ex magistrati, dirigenti e diplomatici stanno preparando ricorsi in Tribunale per far abolire la norma.