Inclusione e coesione, è racchiusa in queste due parole la quinta missione del Recovery Plan italiano. Un ampio ventaglio di interventi che ha tra gli obiettivi quello di aumentare l'occupazione tra i giovani, le pari opportunità per le donne, riqualificare le periferie delle città e aiutare le persone più fragili. Per fare tutto questo ci sono quasi 30 miliardi di euro, tra fondi europei e nazionali, pari a circa il 12% di tutte le risorse disponibili. Uno dei punti principali riguarda la riforma del mercato del lavoro, con una serie di misure che valgono più di un terzo dei denari di questo capitolo. Si vuole rendere ai giovani più semplice trovare un'occupazione orientando l'istruzione alle esigenze delle imprese, ma anche aiutare disoccupati, cassaintegrati e chi va avanti col reddito di cittadinanza a trovare un posto con corsi di formazione e riqualificazione. In questo insieme di misure, le cosiddette politiche attive, rientra anche il potenziamento dei centri per l'impiego, che finora hanno marciato a rilento, le agevolazioni per le imprese femminili, 400 milioni, gli incentivi, 100 milioni, alle aziende che riducono le differenze di genere. Si prevedono, per esempio, clausole per l'assunzione di giovani e donne quando un'azienda parteciperà a un bando con soldi del Recovery. 12 miliardi e mezzo, poi, vanno alle infrastrutture sociali. Qui lo stanziamento più grosso, circa 9 miliardi, riguarda gli interventi per migliorare le periferie degradate delle città, e si prevedono anche investimenti nelle case popolari. Per chi è disabile e per gli anziani non autosufficienti c'è complessivamente un miliardo, mentre per la coesione territoriale i fondi ammontano a 4,41 miliardi. Si tratta perlopiù di interventi per le aree più emarginate del Paese e per le zone colpite dai terremoti in Abruzzo e Centro Italia nel 2009 e nel 2016.