Scontro Italia-Francia su STX, le posizioni

01 ago 2017
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Separati dall’1% può sembrare poco, invece è tutta lì la differenza tra Italia e Francia sui cantieri navali di Saint-Nazaire. Per Roma gli accordi di marzo tra Fincantieri, controllata dal Tesoro, e l’allora presidente Hollande, vanno semplicemente rispettati: 51% per la compagine italiana con annesso controllo dei più grandi cantieri navali francesi. Per Parigi, che per riaprire il dossier ha bloccato tutto, nazionalizzando temporaneamente il polo industriale sull’Atlantico, 50 e 50 tra i due Paesi. Controllo, quindi, paritetico e un buon affare per tutti. Al massimo, si spinge a proporre il Ministro dell’economia Le Maire, la guida operativa di fatto ma non certo giuridica per les italien e un’apertura sulle produzioni militari, punto delicato, perché Saint-Nazaire sforna anche portaerei e altre navi militari che per ora sono fuori dall’accordo di marzo. Non c’è alcun atteggiamento anti-italiano, dichiara Le Maire al Corriere della Sera, anzi vogliamo lavorare insieme per costruire una grande impresa industriale europea in ambito navale. Due i nodi principali: sul fronte occupazione, Fincantieri non dà garanzie che in caso di crisi la produzione non venga spostata in altri siti del gruppo italiano, dice Le Maire; e su quello della tecnologia non dà garanzie che certe conoscenze non finiscano altrove (leggi Cina, dove Fincantieri ha stretto accordi). “Garanzia”, insomma, è la parola d’ordine di Macron che con questa mossa si è garantito il plauso di gran parte dell’opinione pubblica transalpina dalla destra sovranista alla sinistra preoccupata per le ricadute occupazionali della partita. Pronti ad ascoltare ma difendiamo gli interessi italiani con forza è la linea del premier Gentiloni, ribadita a più riprese da Padoan e Calenda. Fincantieri o viene per gestire o non viene più, e allora sarà compito di Macron cercare necessariamente altri partner. Non arretriamo di un millimetro, ha sentenziato Calenda, un millimetro o un punto percentuale.

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