Scontro Italia-Francia sui cantieri Saint-Nazaire

26 lug 2017
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Scontro totale e improvviso tra Roma e Parigi. Ma esattamente su cosa? E perché proprio ora? Bisogna andare nel Nord-Ovest della Francia, sull’Oceano Atlantico. I cantieri navali di Saint-Nazaire, vicino Nantes, sono un fiore all’occhiello della Marina francese fin da metà Ottocento. Qui si producono navi da crociera, ma soprattutto portaerei, e sono proprio le commesse militari a tenere a galla i cantieri negli anni bui della crisi, quando gli unici a farsi avanti sono i coreani di STX, quarti costruttori navali al mondo. Ne rilevano i due terzi: è il 2009. Dopo un’iniziale ripresa, Saint-Nazaire scivola però in amministrazione controllata e a marzo di quest’anno, in accordo col presidente uscente Hollande –anzi, si vocifera, dietro sua sollecitazione –, l’italiana Fincantieri, controllata da Cassa Depositi e Prestiti, ossia dal Tesoro, per quasi 80 milioni di euro, ne rileva il 49%. Sommato a una piccola quota, in mano ad altri soci della penisola, significa passaggio del controllo del vanto francese sotto bandiera italiana. Apriti cielo! Parte dell’opinione pubblica transalpina insorge ma la vittoria a maggio dell’europeista Macron sembra spegnere le polemiche dei più sciovinisti. In realtà è lo stesso Macron a riaprire la questione e ieri il ministro dell’economia, Le Maire, chiede apertamente un ruolo paritario 50 e 50, dice, per Italia e Francia minacciando il colpo di mano. Tecnicamente, infatti, l’Eliseo può esercitare il diritto di prelazione, vista l’importanza strategica del polo navale, entro sabato 29 luglio, di fatto nazionalizzato i cantieri. La levata di scudi a Roma è unanime: il ministro dello sviluppo, Carlo Calenda, appare categorico: l’impegno di Fincantieri, dice, è legato al controllo dei cantieri, altrimenti non ha motivo d’essere. Rammarico esprime Pier Carlo Padoan: non c’è nessun motivo, recita una nota del ministero dell’economia, per cui Fincantieri debba rinunciare al controllo della società transalpina. Insomma, a Palazzo Chigi, in molti si stanno chiedendo: i coreani al 66% sì, e gli italiani al 51% no?.

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