Può sembrare curioso, ma la società saudita per eccellenza, quella del petrolio, si chiama Arabian American Oil Company, ARAMCO. L'accostamento tra sceicchi islamici e capitalisti yankee fa meno strano se riportato agli albori. Negli Anni Trenta il neonato Governo dei Saʿūd concede alla Standard Oil of California, la concessione per cercare petrolio nella penisola. All'epoca si tratta di un mercato vergine, infatti gli americani ci mettono un po' di anni a trovare l'oro nero sotto la sabbia. Ma, una volta iniziato, non si fermeranno più, facendo la fortuna loro e soprattutto dei Sauditi. Negli Anni Settanta, forte delle montagne di dollari guadagnati nel frattempo, il governo di Riad, inizia ad aumentare la sua quota il Governo di Riad inizia ad aumentare la sua quota nella società, fino a nazionalizzare la nel 1000, fino a nazionalizzarla nel 1976. La nuova Saudi Aramco, controllata direttamente dalla famiglia reale di Riad, da quel giorno non pubblica più informazioni sul suo bilancio. Quello che trapela è una profittabilità superiore a qualsiasi altro gigante, con più di 60 miliardi di utile netto all'anno. Una quota di mercato enorme, coi suoi 10 milioni di barili di petrolio prodotti al giorno. Un valore stimato di quasi 2000 miliardi. Lo sbarco in Borsa, ovviamente a Riad, ne aumenterà la trasparenza, ma non certo la contendibilità. Va sul mercato un pezzetto piccolo, l’uno e mezzo per cento del capitale, per un valore di circa 25 miliardi, acquistabili fino al 28 novembre per i piccoli risparmiatori e fino al 4 dicembre per i grandi investitori.