Nessuna stangata sulla casa, ma neanche risparmi in vista. La riforma del valore fiscale degli immobili non avrà un impatto sulle tasche degli italiani. A dirlo a chiare lettere è Mario Draghi. "Tutti pagheranno la stessa cosa quanto a prima. Nessuno pagherà di più, nessuno pagherà di meno." Saranno quindi riviste le rendite del mattone, cioè i parametri in base ai quali si calcolano le tasse. Ma queste, assicura il Premier, non cambieranno. Si tratterà di un'operazione di tipo statistico, aggiunge Draghi, e ci vorranno anni per rivedere i valori catastali, oggi spesso più bassi dei prezzi di acquisto. Se con un tratto di penna, dall'oggi al domani, si adeguasse quanto scritto nei registri con quanto deciso dal mercato, in media ogni proprietario vedrebbe raddoppiare il parametro su cui si quantificano e imposte con rialzi in alcune circostanze, anche di 3 volte superiore agli attuali. Ciò vorrebbe dire che l'IMU sulla seconda casa e l'imposta di registro, quella che ti versa quando si compra l'abitazione anche quella principale, schizzerebbero di oltre il 100% a Roma come a Milano o a Palermo. Un rischio che, come visto, Draghi esclude così l' idea di mettere tasse sulla prima casa. La riforma comunque agita i partiti, preoccupati che invece il carico fiscale aumenterà. Per impedire questo effetto insieme alla rivalutazione dei valori delle case bisognerebbe cambiare i livelli di imposizione, in modo che il gettito resti invariato. Cioè che il fisco incassi quanto adesso, mentre nuovi denari potrebbero entrare con la lotta all'evasione che in questo settore vale quasi 6 miliardi. Secondo le ipotesi circolate, con le nuove regole si terrebbe conto dei metri quadrati dell'appartamento e non più dei vani e cambiare la classificazione degli immobili. In questo modo chi abita in centro potrebbe finire per versare all'erario più di adesso, se la sua casa venisse catalogata come di pregio e non più come economica. Ma stando alle parole di Draghi tutto questo non è all'orizzonte.