Non lascia, anzi raddoppia. L'Europa imbocca decisa la strada americana dei dazi alla Cina sulle auto elettriche settore dove la concorrenza del dragone rischia di soffocare le nostre imprese, come ribadito dall'indagine di 9 mesi della Commissione Europea sui veicoli elettrici. I produttori cinesi beneficiano di sovvenzioni inique ossia degli aiuti di stato di Pechino perciò corrono, è la conclusione, dazi compensativi provvisori che scattano dal 4 luglio e poi entro quattro mesi possono essere trasformati in definitivi. I cittadini europei pagheranno, insomma, di più i veicoli elettrici a marchio cinese. Gli aumenti delle tasse alla dogana sono più forti delle indiscrezioni della vigilia che volevano una Francia agguerrita e una Germania più morbida. Se negli Stati Uniti sono state portate due mesi fa al 100%, ossia prezzo raddoppiato per le tasche del cittadino americano che sceglie le elettriche cinesi, il compromesso raggiunto in Europa è una forchetta piuttosto ampia. Per i tre produttori cinesi oggetto dell'indagine, si va dal 17,4% per BWP, a 38,1% la tariffa massima per Psych da aggiungersi al 10% attuale. Gli altri costruttori che hanno collaborato all'indagine saranno soggetti ad un dazio aggiuntivo del 21%. Per i restanti, sarà del 38,1% in più. Fredda la reazione di Pechino che parla di misure contrari alle regole del WTO e annuncia ritorsioni. Ma anche di Bellino: non vogliamo una guerra commerciale con la Cina fa sapere il governo tedesco sottolineando quindi una spaccatura all'interno dell'Unione. Nessun intervento per ora su altri settori delicati come batterie elettriche di cui la Cina è semi monopolista. All'indomani dello stop della Gigafactory di Termoli annunciato dalla Joint Venture tra Stellantis, Mercedes e Total Energies.