Precari e autonomi, sono questi i lavoratori italiani che stanno pagando di più il peso della crisi dovuta alla pandemia. Dei 420000 posti andati in fumo da febbraio, infatti, più della metà sono a termine. Oltre 130000 sono lavoratori in proprio e solo 4000 a tempo indeterminato. Il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione, allargata e il rinnovo dei contratti a tempo con meno vincoli, hanno evitato gli effetti più devastanti, ma l'emorragia non si può nascondere. Insomma, il quadro non è buono. La ripresa estiva ha dato una spinta all'occupazione, ma ci dice l'Istat, a ottobre è rimasta stabile rispetto al mese precedente e il tasso dei senza lavoro risulta invariato al 9,8%, mentre cresce lievemente quello tra i giovani. C'è da dire che questi dati non risentono pienamente delle restrizioni e delle chiusure delle attività decise per contenere i contagi della seconda ondata. L'impatto si farà sentire quasi sicuramente nell'ultima parte di quest'anno causando una frenata dell'economia. Potrebbero esserci ripercussioni sul mercato del lavoro soprattutto nel corso del 2021 quando, stima l'Ocse, la disoccupazione salirà all'11 %. La maggior diffusione del Coronavirus peserà anche sul resto d'Europa dove però le cose a ottobre sono andate meglio, e fra le maggiori economie continuiamo a rimanere dietro a Germania e Francia.