Scuse senza ammissione di colpa e circostanze tutte ancora da chiarire. Le parole di Vladimir Putin sull'incidente aereo del velivolo E-190 dell'Azerbaigian Airlines, nel quale sono morte 38 persone, alimentano le speculazioni sulle responsabilità della Difesa russa. In un colloquio telefonico con il leader azero, Ilham Aliyev, Putin si è detto dispiaciuto per il fatto che l'incidente si è verificato nello spazio aereo russo e ha offerto le sue condoglianze ai familiari delle vittime. In tutta risposta Aliyev avrebbe fatto presente che i danni riscontrati sul relitto dell'E-190 sono compatibili con interferenza esterna. Così anche le testimonianze dei superstiti, che parlano di una forte esplosione prima dello schianto. È questa la tesi principale sostenuta dagli esperti internazionali, intervenuti dopo che l'Azerbaigian ha respinto la proposta di una commissione di inchiesta congiunta con Russia e Kazakistan. Un comunicato del Cremlino conferma poi che il 25 dicembre Groznyj, destinazione finale dell'aereo precipitato, era stata attaccata da droni ucraini, cosa che rende plausibile l'utilizzo di sistemi di difesa aerea nei cieli della Cecenia. In attesa di conferme e dell'analisi delle scatole nere, i familiari delle vittime piangono i loro cari. L'Unione Europea, intanto, per bocca dell'Alto Rappresentante degli Affari Esteri, Kaja Kallas, ha chiesto un'indagine rapida e indipendente sull'accaduto, aggiungendo che l'incidente ricorda il tragico episodio del volo MH17 della Malaysia Airlines, abbattuto da un missile terra-aria, sparato da ribelli sostenuti dalla Russia, sull'Ucraina occidentale nel 2014. Un eco di guerra che soffia sul conflitto in corso, con il leader ucraino Volodymyr Zelensky che non ha dubbi e punta il dito su Putin, mentre il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, non prevede contatti imminenti tra le parti, allontanando così ulteriormente la prospettiva di colloqui di pace.