Afghanistan, oltre 90% dei cittadini nella morsa della fame

06 set 2023
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Incastonato tra l'Oriente e l'Occidente l'Afghanistan con i suoi 40 milioni di abitanti è uno dei paesi più poveri al mondo. Qui, secondo l'Unicef, il 90% dei cittadini è sull'orlo della povertà e quasi 16 milioni di bambini si svegliano e vanno a letto affamati. Per sopravvivere molti di loro fanno affidamento sugli aiuti internazionali ma ora non potranno più aggrapparsi nemmeno a quelli. Il World Food Programme, probabilmente la più grande organizzazione umanitaria al mondo, ha infatti annunciato che sarà costretta a escludere altre due milioni di persone dalla assistenza alimentare portando così il totale degli esclusi a 10 milioni solo quest'anno. "Siamo obbligati a scegliere tra chi ha fame e chi muore di fame" ha spiegato la direttrice. Una scelta disumana causata dalla carenza di finanziamenti legati al ritorno al potere dei talebani che lascerà molte persone ancora più sole e che permetterà all'Organizzazione delle Nazioni Unite di aiutare solo 3 milioni di persone, quelle più disperate. Per mangiare quindi non resta che adattarsi, inventarsi nuovi modi per sopravvivere. "Le donne che vengono qui" racconta la dottoressa di una clinica "sono povere e vulnerabili. Riescono a mangiare solo una volta al giorno e per farlo spesso devono mandare i figli nelle strade a lavorare". Dalla presa di potere dei talebani, nell'agosto del 2021 soprattutto, il costo della vita e i prezzi degli alimenti sono aumentati a dismisura mentre secondo le stime della Banca Mondiale i redditi non hanno fatto altro che diminuire. Per sfuggire alla fame così molte famiglie devono ricorrere a misure drastiche come indebitarsi, far lavorare i figli più piccoli e nel peggiore dei casi vendere le figlie in matrimonio o addirittura i propri organi per pagare col ricavato qualcosa che possa sfamare quelli che restano. Boba Karim ha 45 anni e 5 figli. Tra di loro sono disabili. Per guadagnarsi da vivere lavora come facchino in un mercato di Kabul. Ogni giorno con il suo carretto aiuta le persone a trasportare i sacchi con la spesa, un lavoro che lo obbliga a stare lontano da casa per molte ore e con il quale guadagna solamente un dollaro e mezzo al giorno, quando va bene due. "Prima che i talebani prendessero il potere" racconta Karim "riuscivo a guadagnare anche 4-5 dollari a giornata ma ora è diventato tutto più difficile". Karim e la sua famiglia sono una delle tante che subiranno le conseguenze dei tagli al World Food Programme e ora il futuro per loro diventa ancora più incerto. A tutte le preoccupazioni si aggiungono poi quelle di un paese piegato dalla crisi climatica, senza diritti, in mano ai talebani, dove le prospettive di vita per le donne, ma non solo, sono poche e tutt'altro che rosee. Tamina è una mamma di 29 anni, nella vita fa l'artigiana ma dei problemi alla vista le stanno rendendo sempre più difficile ricamare e quindi portare a casa i soldi. Quello che sta caricando su un vecchio tuk-tuk è l'ultimo sacco di aiuti umanitari che riceverà dalle Nazioni Unite. Poi lei e la sua famiglia dovranno arrangiarsi.

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