Abitava ad Annecy da diversi mesi, senza fissa dimora. La mattina di giovedì 8 giugno aveva addosso una croce, due immagini cristiane, 420 euro, il permesso di soggiorno rilasciato dalla Svezia e un coltellino pieghevole. Con quello ha attaccato quattro bambini e due adulti, ciascuno con due o tre coltellate. Nessuno di loro è più in pericolo di vita. Ma il movente? In conferenza stampa, sabato a mezzogiorno, la procuratrice di Annecy ha ribadito tutti i punti principali delle indagini. L'uomo è indagato per tentato omicidio. Dopo due giorni di custodia cautelare è stato messo in detenzione provvisoria. In oltre 48 ore ha sempre rifiutato di esprimersi e non ha voluto spiegare il suo gesto. Quello che sappiamo, lo sappiamo tramite testimoni ed esperti di psicologia che l'hanno valutato. I primi hanno riferito che l'uomo, un 31enne siriano, avrebbe nominato durante l'attacco sua moglie e sua figlia, oltre a Gesù Cristo. I secondi hanno escluso, per il momento, elementi deliranti o patologie psichiatriche conclamate. L'uomo non era sotto l'effetto di alcol o droghe e non aveva precedenti giudiziari. "Questo è quanto ricostruito dalla procura. Resta però il non detto, custodito dall'aggressore che ha scelto per il momento di avvalersi del suo diritto di non rispondere e di rimanere in silenzio. Sappiamo però che nei prossimi giorni ci saranno nuovi colloqui psicologici per valutare il suo stato di salute mentale". Non si può quindi ancora rispondere alla domanda "perché" in questo caso. Mentre al parco di Annecy tante persone continuano a portare fiori e messaggi per i piccoli convalescenti, domenica mattina si terrà una marcia cittadina per chiedere alla politica di non dimenticare quanto avvenuto.