Incassata di fatto la nomination, che sarà formalizzata alla convention di metà agosto ma blindata ancor prima con un voto virtuale, fatto il pieno di promesse di appoggio, arrivate anche quelle dei capigruppo di Camera e Senato, e di quattrini, oltre 100 milioni in un giorno e mezzo, record assoluto, la vicepresidente indossa i panni della candidata presidente e inizia il suo tour degli Stati Uniti per convincere gli americani a scegliere lei e non il repubblicano Trump. Parte dal Wisconsin Kamala Harris e da lì detta la linea della sua campagna. Lei ex procuratrice che in California difendeva i diritti delle donne contro un avversario pregiudicato e predatore sessuale. Da Cenerentola all'ombra di Biden a stella del Partito Democratico nel giro di pochi giorni, mentre il suo staff passa al setaccio le vite dei possibili candidati, dice, il governatore di North Carolina, Pennsylvania, Michigan e Minnesota ma anche il senatore dell'Arizona, ex-astronauta, Kelly. L'anziano presidente rimessosi dal Covid è tornato a Washington dalla convalescenza in Delaware e stanotte dallo studio ovale parlerà agli americani per spiegare le ragioni della rinuncia a cercare la rielezione e come intende comunque completare il suo mandato. Il mondo infatti non aspetta l'America. Con una guerra in Medio Oriente in corso qui è arrivato il primo ministro israeliano Netanyahu, alleato degli Stati Uniti ma non di Biden, che oggi terrà un discorso dinanzi al Congresso a camere riunite dove è stato invitato dallo speaker repubblicano. Domani incontrerà Biden e separatamente Harris. Poi volerà in Florida nella residenza dell'altro candidato col quale ha sicuramente più affinità politica.