Non è una sfida tra due uomini, non è una sfida tra due partiti, non è nemmeno una sfida tra verità e bugie. Quella che è iniziata ieri e che finirà solo nel 2024, prossima fermata le elezioni di medio termine a novembre, è una sfida tra democrazia e autoritarismo. Così la presenta in un ispirato discorso al Congresso, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L'unico modo perché l'America guarisca dalla ferita infertale con l'assalto al Campidoglio di un anno fa, è che riconosca quanto è profonda dice, ma il giorno della riflessione sul futuro del Paese ha se possibile, ancor più sottolineato la sua polarizzazione politica. Appena due repubblicani, la deputata Liz Cheney e il padre ex Vice Presidente di Bush, Dick, erano presenti. Per un anno Biden ha sopportato le quotidiane esternazioni del predecessore sulle elezioni rubate e il revisionismo sul giorno dell'attacco al cuore della Repubblica. Ieri ha deciso di lanciare il contropiede. Non lo nomina mai, trattandolo come il leader dello schieramento a lui avverso, ma lo indica chiaramente come responsabile del tentativo di insurrezione, una cosa senza precedenti nella storia americana. Non è solo un ex Presidente, sibila Biden, ma un ex Presidente sconfitto che ha creato e diffuso una ragnatela di falsità perché del suo ego ferito gli importa più che della Costituzione. Non puoi amare il tuo Paese solo quando vinci e rispettare la legge solo se ti conviene, ricorda e conclude, non permetterò a nessuno di puntare un pugnale alla gola della nostra democrazia. Parole durissime davanti alle quali non è difficile immaginare Trump livido di rabbia nella mega villa in Florida. Infatti, a stretto giro l'ex Presidente dirama una serie di surreali comunicati stampa nei quali violenta la logica, definendo divisivo il discorso di Biden e criminali le elezioni da lui perse nel 2020. Forse è solo cominciata la campagna elettorale, che si annuncia però lunghissima e pericolosamente sfibrante per un'America mai così fragile.