Era un target facile per Israele: Mohammed Afif, il responsabile dei media di Hezbollah, le forze di difesa israeliane l'avrebbero potuto uccidere già settimane fa ma l'hanno colpito domenica centrando il palazzo in cui Afif si trovava, la sede libanese del partito siriano Baath, a 300 m dall'ambasciata francese nel quartiere di Ras al Naba'a, un'area nel centro di Beirut che non si trova sotto il controllo di Hezbollah. Dopo aver eliminato la prima e la seconda linea di comando del Partito di Dio, una campagna militare iniziata due mesi fa culminata con l'assassinio del leader Hassan Nasrallah lo scorso 27 settembre, la leadership israeliana punta a colpire altre figure della milizia sciita. Nomi meno importanti, facilmente rimpiazzabili, ma che continuano a sottolineare l'estrema vulnerabilità dell'organizzazione. L'ennesimo assassinio mirato che potrebbe far vacillare il già fragile tentativo americano di un cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah. Nonostante i continui appelli della comunità internazionale e delle famiglie degli ostaggi israeliani una tregua sembra oramai un miraggio anche all'interno della striscia di Gaza dove nelle ultime ore i raid dell'aviazione israeliana hanno causato oltre 100 vittime. Solo a Beit Lahia, nel nord dell'enclave palestinese, un attacco che ha colpito un palazzo residenziale di 5 piani che ospitava 6 famiglie ha ucciso almeno 72 persone. Secondo il direttore generale del Ministero della Salute di Gaza circa il 30% di queste erano bambini.