Com'era inevitabile, la crisi bielorussa, Paese collocato in un punto strategico nel cuore dell'Europa, rischia di diventare sempre più un problema internazionale. Le pressioni sul Minsk sono inaccettabili, ha tuonato il Presidente russo Vladimir Putin, in una telefonata col collega francese Manuel Macron, peccato che lo stesso leader del Cremlino, su esplicita richiesta del Presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, abbia dato garanzie che non lascerà da solo l'ultimo dittatore d'Europa, al potere da 26 anni. Telefonata, quella con l'Eliseo, anticipata da un'altra con Berlino, nella quale la cancelliera Angela Merkel ha ribadito come il Governo bielorusso debba impegnarsi ad evitare la violenza contro i manifestanti pacifici e a rilasciare immediatamente i prigionieri politici. E su Donald Trump, alle prese con covid ed imminenti elezioni presidenziali, si è fin qui limitato a definire terribile la situazione. Bruxelles si preoccupa e ha fissato per mercoledì un vertice straordinario Ue dedicato proprio a quanto sta accadendo a Minsk, una capitale paralizzata da proteste che non si fermano e da scioperi che interessano anche i settori più importanti dell'economia bielorussa, come l'industria pesante. Ma il padre padrone dell'ex Repubblica sovietica non ci pensa proprio a mettersi da parte, dopo le elezioni farsa dello scorso 9 agosto, punta piuttosto a prendere tempo, parlando di un fantomatico Referendum costituzionale da tenersi prima di altre possibili elezioni. La proposta è già stata bollata dall'opposizione come un trucco nel giorno in cui si riunisce per la prima volta il Consiglio di coordinamento, che ha nella sfidante alla Presidenza Svetlana Tikhanovskaya, ora in esilio in Lituania, il suo punto di riferimento. La giovane dissidente si è detta pronta a traghettare il Paese verso nuove elezioni.