In apparenti buone condizioni di salute, ma visibilmente tesa l'oramai ex leader di fatto della Birmania, Aung San Suu Kyi è apparsa oggi on line da un luogo imprecisato che non sembra più essere la sua residenza privata di Yangon, all'udienza del tribunale di Naypyidaw, la nuova capitale, per ascoltare i nuovi capi di accusa. Ora sono 4 in totale, dal contrabbando di ricetrasmittenti alla violazione delle disposizioni contro la pandemia. Se condannato rischia fino a 6 anni di carcere, ma probabilmente non è a questo che punta il regime quanto di impedirlo, in quanto sotto processo, di partecipare alle nuove elezioni annunciate entro un anno e dunque porre fine alla sua carriera politica. Continuano nel frattempo in tutto il Paese le manifestazioni di protesta che nei giorni scorsi hanno già provocato una ventina di morti e migliaia di arresti, mentre Stati Uniti e Unione europea pensano a nuove e più incisive sanzioni scoppia alle Nazioni Unite il caso dell'ambasciatore birmano Kyaw Moe Tun che dopo aver denunciato il colpo di Stato, schierandosi dalla parte della resistenza al regime, è stato rimosso, ma che l'ONU non riconoscendo il nuovo Governo continua a considerare il legittimo rappresentante della Birmania.