L'ex Presidente brasiliano Jair Bolsonaro e alcuni dei suoi più stretti collaboratori sono stati formalmente accusati di aver pianificato un colpo di Stato dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2022. Bolsonaro è stato identificato come il capo dell'organizzazione criminale che avrebbe organizzato, tra le altre cose, l'assassinio del Presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Se riconosciuto colpevole rischia una condanna fino a 28 anni di carcere. La sentenza a carico di 37 persone, compreso l’ex Presidente, arriva al termine di un'indagine durata quasi due anni. Bolsonaro era stato accusato di aver minato la democrazia brasiliana e per questo non gli è consentito candidarsi alle elezioni per 8 anni. Dopo la sconfitta nel 2022, l'ex Presidente aveva dichiarato che le schede elettroniche utilizzate per le elezioni di ottobre erano state manomesse in seguito ad attacchi informatici e frodi. Con uno scarto ristretto, il candidato di sinistra e rivale, Luiz Inácio Lula da Silva, aveva portato a casa la vittoria. Bolsonaro non ha mai riconosciuto pubblicamente la sconfitta ed è volato negli gli Stati Uniti due giorni prima che Lula prestasse giuramento. Anche i suoi sostenitori si rifiutarono di accettare l'esito del voto: l'8 gennaio 2023 presero d'assalto il Congresso brasiliano, il palazzo presidenziale e l'edificio che ospita la Corte Suprema. L'atto d'accusa è l’ultimo colpo inferto ai sostenitori dell'estrema destra di Bolsonaro, che speravano di vedere annullato il divieto che non gli consente di candidarsi alla presidenza nel 2026. Ad inizio settimana la polizia federale brasiliana aveva arrestato 5 persone sospettate di aver complottato per uccidere l'allora Presidente eletto Lula nei giorni precedenti al suo insediamento. Negli ultimi mesi Bolsonaro era stato formalmente accusato di aver manomesso i suoi certificati di vaccinazione anti Covid-19 mentre era in carica, oltre ad aver guadagnato da un sistema illegale di vendita di gioielli donati al suo Governo dall'Arabia Saudita. Ora la palla passa al Procuratore Capo del Paese che dovrà decidere se confermare le accuse o chiudere l'indagine.