Brexit, la difesa dei cittadini Ue in mano ai Lord

02 mar 2017
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Per il futuro la Camera dei Lord, per il presente la stessa Downing Street. Il dossier dei cittadini comunitari residenti in Gran Bretagna diventa centrale nel dibattito sulla Brexit, che monopolizza l’attenzione politica del Paese, con il Governo di Theresa May costretto a precisazioni e contrattacchi. Da un lato, infatti, l’Esecutivo ha ufficialmente ribadito che gli europei avranno il diritto di vivere e lavorare in Gran Bretagna fino all’ultimo momento, ovvero fino a quando l’accordo di divorzio con l’Unione europea non sarà stato firmato, probabilmente dopo due anni, e non solo fino al momento in cui Londra farà partire la procedura sancita dall’articolo 50. Dall’altro lato, May ha dovuto incassare una battuta d’arresto della legge che l’autorizza a mettere in moto il meccanismo, con la Camera dei Lord che mercoledì sera ha approvato un emendamento che obbliga il Governo a presentare, entro 90 giorni dall’avvio della Brexit, una proposta che garantisca i diritti dei comunitari già residenti nel Paese. Una modifica voluta da LibDem e Laburisti, votata anche da alcuni conservatori, che ora rallenteranno, nonostante l’opposizione dell’Esecutivo, l’iter di approvazione della legge di almeno una settimana, con il testo che torna alla Camera dei Comuni, a cui comunque spetta l’ultima parola, ma dove le pressioni si sentono e il risultato, pur con una maggioranza conservatrice, non è scontato. Ma non è solo questo dossier a preoccupare Downing Street. Scozia e Irlanda del Nord, entrambe pro remain, tornano a farsi sentire, la prima continuando a minacciare un nuovo referendum per l’indipendenza, forte dei sussidi comunitari all’agricoltura che verranno meno con l’uscita dall’UE e che Westminster non sembra voler garantire, la seconda con elezioni in corso complesse, dopo che unionisti e repubblicani per dieci mesi non sono stati in grado di formare un nuovo Governo e gli accordi del venerdì santo evocati dal Premier irlandese. “Contengono l’opportunità che, con il consenso dei cittadini, si arrivi a un’Irlanda unita”, ha ricordato Enda Kenny. Il messaggio è chiaro.

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