Non è una partita a calcio con vincitori e sconfitti. Non è una canzone che può essere un successo o un flop. Insomma bisogna essere sempre molto cauti nel dare giudizi netti a una conferenza sul clima. Una macchina complessa, lenta, ma l'unica che può coinvolgere tutti i Paesi attivamente nella lotta alla crisi climatica. Dalla Cop27 di Sharm emergono però degli elementi chiari, riguardano la giustizia climatica da un lato e la mitigazione dall'altro, cioè la riduzione delle emissioni dei gas che cambiano il clima. Partiamo dalla giustizia. L'accordo sulla creazione del fondo per ripagare delle perdite e dei danni i Paesi che più subiscono e hanno subito le conseguenze della crisi climatica è stata una battaglia storica portata avanti dai Paesi del sud del mondo e a cui i Paesi industrializzati hanno sempre opposto resistenze. Erano contrari per timori di responsabilità legali, legati ai danni storici e per questioni finanziarie. Adesso toccherà a un comitato con rappresentanti di 24 Paesi cercare di capire esattamente, nel corso del prossimo anno, quale forma dovrebbe assumere il fondo, quali Paesi e istituzioni finanziarie dovrebbero contribuire e dove dovrebbero andare i soldi. Insomma rimangono ancora parecchi dettagli in via di definizione, ma non c'è dubbio che si tratti di un segnale politico forte che può aiutare a sanare la frattura tra sud e nord del mondo. C'è poi l'altra faccia della medaglia, l'origine del problema che porta alle perdite e ai danni, cioè l'abbandono delle fonti fossili e quindi il taglio delle emissioni. Su questo punto la Cop27 ha fatto un clamoroso passo indietro, si rimane fermi a quanto stabilito l'anno prima, sforzarsi di limitare il riscaldamento globale a un grado e mezzo al di sopra dei livelli preindustriali, oltre quella soglia, gli scienziati hanno avvertito che il rischio di catastrofi climatiche aumenta notevolmente. Le attuali politiche dei governi nazionali metterebbero il mondo sulla buona strada per arrivare in questo secolo anche a 2,9°. Dati che avevano portato l'Economist, alla vigilia della Cop, a dire addio a un obiettivo tecnicamente fattibile, probabilmente irraggiungibile. Se ne riparlerà molto nella strada che porta da Sharm a Dubai, sede della Cop28.