Allo Stadio Olimpico di Baku scendono in campo i ministri per la seconda e ultima settimana di negoziato della Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite. Ma come nei campionati dal finale incerto per capire come finirà bisogna tenere d'occhio un'altra partita, quella che si gioca a Rio al vertice del G20. Da lì potrebbe arrivare un segnale politico forte. Il presidente della conferenza in una rara apparizione in conferenza stampa invita a fare progressi ma c'è ancora distanza tra le parti su almeno due tavoli. Quello della finanza cioè dei soldi da mobilitare in favore dei paesi in via di sviluppo che chiedono 1.300 miliardi di dollari all'anno. L'Unione Europea, il blocco che contribuisce maggiormente ai fondi per il clima, al momento non mette sul tavolo un numero ma pretende che si allarghi la base dei paesi che donano. Un riferimento alla Cina che formalmente rientra ancora tra i paesi in via di sviluppo. Il punto di caduta, ha detto il commissario extra in conferenza stampa, potrebbe essere quello di contributi su base volontaria. L'altro tavolo è quello della riduzione delle emissioni su cui dopo la rottura delle ultime ore la presidenza sta cercando di rimettere insieme i pezzi. Anche perché senza i soldi per la finanza non c'è la riduzione delle emissioni e senza quest'ultima il conto continua a salire.