Non si ferma la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord. Il leader coreano accusa Trump di portare il suo Paese sull’orlo di una guerra nucleare, e il presidente americano, dal canto suo, si dice pronto a colpire. Parole di fuoco, dall’una e dall’altra parte, che non aiutano a fermare un’escalation senza precedenti, e non aiutano nemmeno il tentativo di trovare una soluzione diplomatica che nonostante tutto va avanti dietro le quinte. Del resto, spiegano fonti di Washington, l’amministrazione Trump da parecchi mesi ha avviato un canale di dialogo segreto con Pyongyang. Dialogo per affrontare sia la questione dei prigionieri americani detenuti nel Paese, sia quella del deterioramento delle relazioni. Un canale che si spera possa diventare la base per una discussione più seria, anche sul programma nucleare nordcoreano. Ma la preoccupazione del mondo cresce inevitabilmente. Il Giappone, uno dei Paesi più a rischio in caso di una guerra, sta rafforzando le sue difese e procedendo allo schieramento di missili intercettori nella parte occidentale del Paese, in risposta al pieno di Kim. Anche la Cina invita alla prudenza. Tutte le parti dovrebbero fare di più per allentare le tensioni, evitando di prendere iniziative sulla scia delle dimostrazioni di forza. In Europa, l’Alto rappresentante, Federica Mogherini, ha convocato per il 14 agosto una riunione straordinaria del Comitato politico per la sicurezza europea, per fare il punto sulla crisi nordcoreana e decidere i prossimi passi da compiere. Il presidente americano ha riunito nella sua residenza estiva di Bedminster, in New Jersey, un vertice di crisi con il Segretario di Stato Rex Tillerson, quello della Difesa, James Memphis e i suoi più stretti collaboratori sul fronte della sicurezza nazionale. L’isola di Guam, intanto, distribuisce un vademecum ai suoi abitanti, fornendo indicazioni su cosa fare in caso di un attacco nucleare.