Oramai le proteste si stanno allargando a tutta la Cina, dallo Xinjiang dove nei giorni scorsi dieci persone hanno perso la vita nella capitale Urumqi perché bloccate dal lockdown nel loro appartamento, a Chongqing dove centinaia di operai si rifiutano di restare nelle fabbriche, come vorrebbero le autorità, a Shanghai e Pechino dove ieri le autorità, preoccupate per un nuovo aumento dei contagi, hanno annunciato parziale lockdown e nuove restrizioni. E mentre cominciano a protestare anche gli studenti, ieri in centinaia hanno occupato per alcune ore l'università di Tsinghua a Pechino, è a Shanghai che la protesta sta diventando sempre più politica e dunque preoccupante per le autorità. In alcune zone della città ci sono state manifestazioni anche violente contro la Polizia e le autorità sanitarie che cercano di effettuare i test e si sono sentiti slogan diretti contro il presidente Xi Jinping e il Partito Comunista come si vede da queste immagini. Nel frattempo le autorità stanno cercando di capire come affrontare una situazione sempre più complicata e potenzialmente esplosiva con i contagi che, nonostante i ripetuti lockdown e le rigide regole imposte dalla politica dello zero Covid, stanno aumentando in modo esponenziale, come non era mai accaduto dall'inizio della pandemia, il tutto mentre l'economia, che fino a qualche mese fa sembrava aver ripreso a crescere sia pure moderatamente, mostra di soffrire le nuove restrizioni. Secondo uno studio della Nomura, circa un quinto del prodotto nazionale lordo cinese è al momento sotto lockdown.