"Eccoti carissimo Rocco. Quando ho visto questa foto, ho detto assomiglia a mio papà". Gli occhi di suo padre. Franca guarda ancora incredula la foto di quel cugino mai conosciuto. Rocco Ceccomancini, i suoi resti sono stati identificati recentemente proprio grazie alla signora Franca. "Mi han detto che dovevo mandare uno spazzolino da denti e è arrivata la risposta che comunque era lui. Il mio DNA era compatibile con il suo. Era mio cugino. Era mio cugino". 19 anni appena compiuti, Rocco è uno dei 262 minatori morti nel disastro di Marcinelle avvenuto l'8 agosto 1956, quando un incendio a oltre mille metri di profondità trasformò la miniera di Bois du Cazier in una tomba per chi era sceso laggiù per scavare carbone. 136 immigrati italiani, tutti abruzzesi, arrivati in Belgio per costruirsi un domani migliore. "E mio papà è andato anche lui a lavorare alle miniere, dopo la strage di Marcinelle. E credo che ci sia voluto un bel po' di coraggio a salire in Belgio dopo quello che era successo". Franca stringe la foto di un suo cugino e si emoziona. Aveva raggiunto il padre che già lavorare in miniera e che è uno degli scampati al disastro. "E sono contenta di questa cosa perché almeno non è tra quelli dispersi. Ecco il suo nome adesso sta in mezzo agli altri e questo mi fa veramente piacere". All'appello mancano ancora 11 nomi di altrettanti uomini che non sono più tornati a casa.