L'uomo che volle farsi re c'è riuscito a dispetto di tutto. "L'ha voluto Dio" dice Trump. L'incoronazione avviene nelle stesse sale oltraggiate dai rivoltosi del 6 gennaio 2021, Trump li chiama ostaggi e concede loro la grazia. La fine di una parabola, l'inizio di qualcos'altro. L'età dell'oro, i trumpiani ci credono gli altri per niente. La democrazia statunitense celebra il rito del passaggio di consegne ma questa volta è solo liturgia, Biden concede la grazia preventiva a coloro che temono una vendetta parte di Donald Trump e i toni di Donald Trump sono tutt'altro che concilianti. I discorsi di insediamento sono scritti in genere per riunire il Paese dopo i sapori della campagna elettorale, quello di Trump no, il presidente descrive un'America allo sbando tradita da Biden e vessata dai democratici, i toni del discorso sono quelli di un comizio sorprendono più dei contenuti, gli ordini esecutivi annunciati e poi firmati Infatti ricalcano le promesse più volte ribadite dal Presidente: emergenza nazionale su immigrazione ed energia, tagli alla burocrazia e interventi antinflazione etc. Promesse mantenute sulla carta ma non è detto che tutti i desideri si avverino, ci sono di mezzo i giudici, i diritti degli Stati, le difficoltà logistiche e i limiti del budget. Trump è brusco ma chirurgico nella volontà di smantellare tutto ciò che ricorda i democratici, dalle politiche sul clima a quelle sull'identità di genere, colpisce il passaggio sul canale di Panama. Un discorso che dice di guardare al futuro ma che è pieno di citazioni d'altri tempi, dal Presidente McKinley all'espansione territoriale, al destino manifesto. Ad ascoltare Trump ci sono i miliardari delle big tech capitanati da Elon Musk, non tutti li amano nel mondo conservatore, una piccola crepa pressoché invisibile nel giorno del trionfo.