Ancora stragi in mare, ancora migranti disperati che partono dai loro paesi a bordo di imbarcazioni di fortuna e che muoiono durante il tragitto. Sono due le tragedie registrate nelle ultime ore sulla rotta greca. Una è avvenuta vicino all'isola di Paxi, dove circa 12 migranti sono morti annegati mentre cercavano di raggiungere probabilmente le coste italiane. I superstiti sarebbero 21. L'altro episodio è avvenuto nelle acque del mare Egeo, al largo della Turchia, 11 i morti, fra cui 8 bambini. Intanto sul fronte libico le partenze vanno avanti. I racconti dell'orrore si ripetono. 60 migranti sono stati soccorsi e riportati a Tripoli, tutti avrebbero cercato di opporre resistenza, rifiutandosi di sbarcare. Secondo alcune testimonianze, la Guardia Costiera libica avrebbe sparato ad un uomo e poi avrebbe gettato il suo corpo in mare. Secondo altri sul gommone era salito anche un nigeriano ferito da un colpo d'arma da fuoco e l'uomo sarebbe morto durante il viaggio. Il caso è stato riportato anche da Alarm Phone, il contatto di emergenze in supporto alle operazioni di salvataggio. Episodi di violenza come queste si ripetono e non possono non riportare all'attenzione dell'Europa la questione della sicurezza di questa gente. Ad esprimere preoccupazione la rappresentanza dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, che ha ribadito la necessità di un meccanismo di sbarco ordinato e sicuro nel Mediterraneo centrale, sottolineando che la Libia non è un porto sicuro. Sempre secondo l'OIM nelle ultime 48 ore, circa 300 persone sono state rimpatriate a Tripoli.