“Connessione a tutti i costi: Facebook oltre la vita”: questo è il must della compagnia, secondo un messaggio condiviso nel 2016 tra i top manager, cinicamente nominato “The ugly”, alla lettera “Il brutto”, riferito al lato oscuro della piattaforma. A scrivere è uno dei più fedeli collaboratori del numero uno Zuckerberg, Andrew Bosworth, chiamato “Boz”. “Magari costa la vita a qualcuno che entra in contatto con dei bulli, magari qualcuno muore in un attacco terroristico organizzato grazie ai nostri strumenti, ma noi mettiamo in connessione le persone”: una chiusura forse ironica, certo consapevole dei pericoli di una piattaforma oggi più che mai in discussione dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, scottante vicenda di privacy violata. Il documento è apparso nel sito di news BuzzFeed, una fuga di notizie della società in un periodo di possibili pentimenti. Il senso è crescere a tutti i costi, oltre la privacy degli utenti, oltre la loro sicurezza. Il trentaseienne Boz ha subito twittato di non aver mai neppure condiviso le sue stesse parole, di voler solo stimolare una riflessione tra i dirigenti, Zuckerberg di non aver mai pensato che il fine giustifichi i mezzi. Ha stemperato definendo Bosworth un talentuoso provocatore. Magari qualcuno trova l’amore, altri si salvano da un suicidio. Connettere le persone è come una missione, che finisce per giustificare ogni riserva. Tutto può essere, basta usarlo nel modo giusto, o forse doveva essere, in nome di Facebook, la creatura che li ha resi ultramiliardari.