Gridano il suo nome, senza paura. Erano in migliaia e migliaia i russi davanti e intorno alla chiesa dell'icona della Madre di Dio a Mosca dove si sono svolti i funerali di Alexey Navalny, l’oppositore di Putin morto in carcere, e sono accorsi in massa, nonostante il Cremlino avesse avvisato che tutte le manifestazioni non autorizzate sarebbero state considerate violazioni della legge. La presenza massiccia della polizia poteva spaventarli. Ma in tanti, fin dal primo mattino, ci sono voluti essere, per gridare, come faceva lui, non abbiamo paura. Dentro la chiesa, il corpo di Alexei avvolto dai fiori, oltre alla mamma erano presenti, tra gli altri, anche gli ambasciatori di Stati Uniti, Germania e Francia, e il più alto diplomatico italiano. Ma non Yulia, sua moglie, che è all’estero da dove ha accusato Putin di essere un mafioso sanguinario e ha promesso di continuare la battaglia del marito, ricordato con uno splendido messaggio social. È d’accordo con lei il popolo di Navalny, che nonostante quel che dica il Cremlino, è evidentemente più grande di quanto si creda anche se alle elezioni questo dato non emergerà. Senza striscioni o cartelli, per non essere arrestati, ma tutti con un fiore in mano e il coraggio di gridare Putin assassino. Alla fine della funzione, molto breve per ordine del patriarcato, mentre la sua salma veniva portata fuori per andare a riposare nel vicino cimitero di Borisovskoye, oltre che gridare il nome di Alexey, la folla lo ha salutato con una sola parola: grazie. Spasiba.