"Vorrei spingermi fin su Venere, vedere cosa accade sotto la sua coltre di nubi. Guardare Marte e verificare di persona se ci siano effettivamente dei canali sulla sua superficie. E poi c'è la Luna, una vicina non troppo distante da noi. Tra non molto ci andremo, verso e sulla Luna". Così parlava il cosmonauta Yuri Gagarin, primo uomo a volare nello spazio il 12 aprile 1961 intervistato dall'inviato speciale del quotidiano Xps il giorno dopo la sua storica impresa. La missione della capsula Vostok 1 durò in tutto un'ora e 48 minuti, il cosmonauta sovietico orbitò attorno alla Terra osservandola per la prima volta da una altezza compresa tra i 375 e i 300 km. Le catene montuose, i grandi fiumi, la vastità delle foreste, le linee costiere e le isole sono nettamente visibili dallo spazio, racconterà poi Gagarin, si vedono bene le nuvole che ricoprono la superficie della Terra, l'ombra che proiettano. Il cielo è tutto nero, le stelle sullo sfondo sembrano più chiare e luminose. Al suo ritorno sulla terra Gagarin divenne un eroe Quell'aviatore ventisettenne appassionato di fisica e di matematica, sfrecciando alla velocità di 27.000 km orari dimostrò per primo che l'uomo poteva sfidare lo spazio e regalò all'Unione Sovietica e alla sua tecnologia il più grande trionfo, dal lancio, il 4 ottobre del 1957, del primo satellite artificiale: lo Sputnik. La sua storica impresa innescò quella corsa allo spazio che entro la fine del decennio portò gli americani a sbarcare sulla luna, un viaggio che Gagarin aveva predetto ma non fece in tempo a vedere. Nel 1968 a soli 34 anni, morì nello schianto del suo aereo durante un volo di addestramento, per cause mai del tutto chiarite.