"Avvieremo un’inchiesta aperta e trasparente", Theresa May ammette che non è stato fatto abbastanza per dare sostegno e informazioni alle famiglie e ai sopravvissuti al rogo scoppiato alla Grenfell Tower nella notte tra il 13 e il 14 giugno. L’ha fatto ieri dopo aver incontrato i superstiti della tragedia a Downing Street mentre all’esterno andava in scena un altro corteo di protesta, l’ennesimo da quando il grattacielo nel council housing i cui appartamenti vengono dati alle famiglie a basso reddito con una sovvenzione statale, è andato a fuoco. Non hanno apprezzato i londinesi e i britannici la sua decisione di non incontrare le famiglie delle vittime il giorno successivo al rogo. Non le si perdona la freddezza mostrata durante le sue apparizioni televisive e a nulla sembra valgano le sue promesse. Entro tre settimane gli sfollati avranno una casa, ha detto, mentre il Governo ha stanziato 5 milioni di sterline, la stessa cifra che è stata raccolta con le offerte della gente. Intanto gli inquirenti chiariscono il numero dei dispersi: 58. Per loro non si nutre più alcuna speranza, precisa Scotland Yard. Sono giorni di dolore e rabbia, di proteste e manifestazioni. Si punta il dito contro i tagli: il grattacielo è stato restaurato l’anno scorso utilizzando rivestimenti esterni meno costosi e più infiammabili per risparmiare 2 sterline a metro quadro, risparmio che è costato la vita a decine di persone. Tra loro i due fidanzati veneti, entrambi architetti di 27 anni, Gloria Trevisan e Marco Gottardi. Mentre la politica discute e si scontra, accanto alla popolazione colpita è scesa lei, la regina Elisabetta, che ieri ha osservato, insieme ai suoi sudditi radunati davanti a Buckingham Palace per le celebrazioni del suo compleanno, un minuto di silenzio. Celebrazioni che non possono non tener conto del clima cupo che pervade il Paese, scrive la sovrana in una nota in cui invita all’unità.