Ormai è ufficiale: “Gli Stati Uniti sono scesi in guerra, in una guerra commerciale”. Sono parole del Segretario americano al Commercio Wilbur Ross, ribadite poi dallo stesso Trump. Le prime armi di questa guerra sono i due nuovi ordini esecutivi firmati ieri dal Presidente americano, con cui si prendono di mira quelli che, a suo dire, sarebbero gli svantaggi evidenti degli Stati Uniti sul piano del commercio internazionale. Anzitutto, i decreti danno il via a un’indagine approfondita per capire, entro novanta giorni, le ragioni dietro questo deficit negli scambi. Poi si chiede una stretta maggiore nell’applicazione delle regole antidumping, in poche parole i paletti che dovrebbero evitare la concorrenza sleale con cui si esportano beni a prezzi più contenuti rispetto a quelli del mercato d’origine. Misure che potrebbero tradursi presto in ulteriori dazi anzitutto per i paesi con cui gli Stati Uniti hanno maggiori rapporti commerciali, come Cina, Corea del Sud, Messico e Giappone, ma quando si guarda al dumping a tremare sono anche gli esportatori di acciaio, che riescono a mantenere prezzi competitivi, come Germania, Francia, Belgio, Austria e Italia. Non a caso il Ministro degli esteri tedesco, Sigmar Gabriel, ha chiesto all’Unione europea di iniziare a valutare l’ipotesi di denunciare gli Stati Uniti all’Organizzazione mondiale del commercio, mentre si attendono le reazioni della Cina, con il Presidente Xi Jinping che la prossima settimana sarà in Florida per incontrare per la prima volta il Presidente americano, un vertice che anche dalla Casa Bianca ammettono non sarà semplice.