Le forze iraniane si stanno posizionando per colpire Israele in risposta al suo ultimo attacco di rappresaglia, quello dello scorso 26 ottobre. Il regime di Teheran, che ha minacciato una risposta devastante, potrebbe attaccare lo Stato ebraico prima delle elezioni americane, dunque entro il 5 novembre. Ma potrebbe farlo dal territorio iracheno per non scatenare un'ulteriore risposta da parte del Governo di Benjamin Netanyahu, alle prese con l'arresto di un portavoce dell'ufficio del Primo Ministro per aver favorito la fuga di notizie ai media internazionali per favorire la propaganda israeliana. Intanto, per far fronte alle minacce dell'Iran, i bombardieri americani B-52, riferisce Washington, sono già arrivati nella Regione Mediorientale a sostegno di Israele. Nonostante Tel Aviv rimanga in stato di massima allerta, il leader del Likud non molla la presa su Hezbollah. In visita ai soldati israeliani al confine con il Libano, Netanyahu ha promesso di continuare a colpire il movimento sciita libanese fino a quando gli uomini armati del Partito di Dio non indietreggeranno a Nord del fiume Litani per permettere il ritorno di oltre 60.000 residenti israeliani nell'alta Galilea. La linea dura vige anche a Gaza, dove almeno 30 persone hanno perso la vita a causa del fuoco israeliano, la metà delle quali nella parte settentrionale dell'enclave palestinese, dove la campagna militare dell'esercito, iniziata circa un mese fa, a detta della IDF mira a prevenire la riorganizzazione di Hamas. Un movimento che controlla ancora la sorte di 101 ostaggi israeliani, la metà dei quali, secondo l'intelligence, è ancora in vita.