Dopo rifiuti e posizioni irremovibili Hamas sembra aprire ad una tregua. Il Qatar riferisce ad Israele che il movimento islamista capo di Gaza sarebbe pronto a negoziare un accordo per il rilascio di 40-50 ostaggi israeliani tra cui donne, adulti e malati in cambio di un cessate il fuoco di 20-30 giorni e del rilascio dei prigionieri palestinesi che si trovano nelle carceri israeliane. Un accordo così scritto vantaggioso per Hamas e non per lo stato ebraico, il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu ribadisce ancora una volta che non cederà alle pressioni internazionali e che la guerra proseguirà ancora per molti mesi. D'altronde si sa per il premier del Likud l'obiettivo principale è distruggere Hamas e smilitarizzare la Striscia di Gaza dove i combattimenti stanno diventando sempre più feroci. Si combatte a nord a Shejaiya quartiere est di Gaza City, nel centro, ma anche a sud dove le truppe di terra dell'IDF hanno effettuato circa 50 attacchi conto obiettivi nell'area. A Khan Yunis l'esercito con la stella di David ha fatto irruzione nella base del quartiere generale militare della divisione di intelligence di Hamas, nello stesso complesso localizzato anche un centro di comando della Jihad Islamica Palestinese. Secondo il braccio armato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un soldato israeliano tenuto in ostaggio nella Striscia, sarebbe stato ucciso da un raid israeliano durante un'operazione condotta dai militari di Tzahal proprio per liberarlo, ma poi fallita. Un'altra vittima del conflitto in quasi tre mesi ha causato oltre 21600 morti secondo il Ministero della Sanità di Gaza affiliato ad Hamas. Numeri drammatici che si aggiungono a quelli degli sfollati circa 2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le proprie case spostarsi a sud verso Rafah al confine con l'Egitto dove la mancanza di cibo, acqua e medicine, rende la loro situazione ancora più drammatica perché i circa 80 camion di aiuti umanitari che entrano ogni giorno all'interno delle enclave palestinese non sono sufficienti a sostenere una popolazione allo stremo.