Guerra in Siria, ripresi bombardamenti su zona est di Aleppo

14 dic 2016
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Le immagini dei festeggiamenti trasmessi dalla tv di regime contrastano in modo stridente con la realtà di Aleppo. La città martire da quattro anni, teatro – uno degli scontri più sanguinosi – della brutale guerra civile siriana sta per capitolare. Gli ultimi chilometri quadrati controllati dai ribelli nella zona orientale sono di nuovo bersagliati dai bombardamenti delle truppe fedeli ad Assad. La caduta sarebbe, dunque, questione di ore. Così almeno dichiarano i portavoce dell’esercito siriano, un annuncio, però, da prendere con tutte le riserve del caso, visto che ne segue un altro identico di 24 ore fa. Il punto, però, è che, al di là della tempistica, le operazioni sono proseguite anche quando le organizzazioni umanitarie avevano chiesto un “cessate il fuoco” umanitario. Testimonianze delle organizzazioni non governative che operano sul campo denunciano la strage di civili e le dure rappresaglie da parte delle truppe regolari, in gran parte sciite, come le milizie iraniane che affiancano l’esercito sulla popolazione a maggioranza sunnita. Accuse che la Siria ha respinto con sdegno all’ONU in un durissimo scambio tra la rappresentante americana Samantha Power e quello siriano Bashar Jaafari, che ha rivendicato la legittimità dell’operato di Damasco. “Le nostre azioni per contrastare il terrorismo sono una nostra prerogativa. Esattamente come avete fatto nelle strade di Nizza, di Parigi, Londra, Boston e Oklahoma”. “Ma non siete capaci di vergognarvi? Davvero non c’è proprio niente che vi faccia provare un po’ di imbarazzo?”. A rendere ancora più incendiario il clima alle Nazioni Unite, l’intervento del rappresentante russo Vitaly Churkin, che, con toni inusuali per la diplomazia, ha replicato con asprezza agli Stati Uniti: “Quello che trovo davvero strano nelle dichiarazioni del rappresentante americano è che sembra siano state scritte da Madre Teresa. Per favore, prima ricordate le vostre azioni passate. Poi, magari, potrete cominciare a tranciare giudizi su chi sia colpevole di cosa, chi si deve accusare. Credo che solo Dio ce lo potrà dire”. Nell’attesa del giudizio divino e delle inconcludenti discussioni alle Nazioni Unite, il mondo assiste all’agonia di Aleppo.

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