All'ordine del giorno ci saranno temi regionali, le relazioni bilaterali e, naturalmente, il conflitto in Ucraina. Un incontro atteso quello tra Putin e Xi Jinping e il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, come da ruolo, non entra nei dettagli, anche se si può intuire che relazioni bilaterali sia la formula con cui si alluda al possibile sostegno della Cina alla Russia nel conflitto. Per ora Pechino si limitata ad un atteggiamento attendista, difficile prevedere le conclusioni dell'incontro che si svolgerà via web ma è improbabile che Xi Jinping cambierà posizione. Nel frattempo la Russia prosegue la sua campagna militare dal cielo segnando una delle peggiori giornate per l'Ucraina, sottoposta a un vero diluvio di fuoco. Oltre 120 missili sono stati lanciati durante la mattinata, ha denunciato il braccio destro del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak. Si tratta di uno degli attacchi missilistici più pesanti dall'inizio dell'invasione, ha aggiunto il Ministro della Difesa di Kiev. Un'offensiva che ha provocato lo sdegno dell'Unione Europea. L'alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha definito l'operazione l'ennesimo insensato e massiccio attacco missilistico. Non ci sarà impunità per i crimini di guerra russi, ha concluso, il nostro sostegno all'Ucraina continuerà senza sosta. Sulla stessa linea il capo del Governo italiano, Giorgia Meloni. L'Italia è pronta, ha detto, a farsi garante di un'eventuale accordo di pace, è la ragione per la quale penso di recarmi a Kiev prima della fine di febbraio. Non sembra però disponibile il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che ha sostanzialmente chiuso la porta ad ogni soluzione diplomatica. È evidente che Kiev non è pronta al dialogo, ha spiegato. Zelensky accarezza l'illusione di ottenere, con l'aiuto dell'Occidente, il ritiro delle nostre truppe dal territorio russo del Donbas. Naturalmente, ha concluso, non parleremo con nessuno a tali condizioni.