Apre il valico di Rafah per permettere l'uscita di 400 persone straniere o con doppia cittadinanza dalla striscia di Gaza, tra cui 4 italiani. Gli oltre 2 milioni di palestinesi residenti dentro Gaza invece rimangono dentro, senza la speranza di un cessate-il-fuoco umanitario in una guerra che durerà ancora per molto. L'esercito israeliano ha avanzato all'interno delle enclave palestinese, fino a raggiungere la città di Gaza e ribadisce di stare facendo il possibile per minimizzare le vittime civili, con lanci di nuovi volantini ai circa 300 mila residenti ancora presenti nel nord e nel centro di Gaza, dichiarando che questa è l'ultima opportunità per spostarsi al sud prima di avanzare militarmente in un'operazione a tenaglia, che secondo esperti militari mira a isolare il nord e il centro dal sud della striscia. Il portavoce della IDF ha dichiarato che centinaia di tunnel sotterranei sono stati distrutti e dozzine di esponenti dell'alto comando militare di Hamas sono stati eliminati. Ma a che prezzo? Più di 8800 i morti dentro Gaza, secondo il Ministero della Salute palestinese, di cui oltre 3600 minorenni. Stando a quanto dichiarato da Unicef e Save the Children un bambino muore ogni 10 minuti. Tre ospedali nel centro e nel nord sono estremamente danneggiati, incluso l'ospedale Shifa, sotto il quale l'intelligence israeliana crede si nasconde il quartier generale di Hamas. Accusa prevedibilmente respinta dal manager dell'ospedale. Alla stampa straniera il portavoce dell'esercito israeliano non ha escluso che lo stesso ospedale, che ospita migliaia di profughi e feriti, possa diventare un target militare. D'altronde l'esercito israeliano ha da tempo accusato Hamas di utilizzare aiuti umanitari e la copertura degli ospedali a proprio vantaggio. E nelle ultime ore ha rilasciato una conversazione intercettata dentro Gaza che stando all'intelligence militare proverebbe come Hamas stia attingendo alle scorte di carburante degli stessi ospedali. Intanto il direttore dell'Alto commissariato per i diritti umani di New York ha presentato le proprie dimissioni, descrivendo la situazione dentro Gaza come un genocidio e accusando le stesse Nazioni Unite, e le potenze occidentali, di non fare abbastanza per fermarlo. Cile, Colombia, Bolivia e Giordania hanno interrotto le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele.