Guerra Medioriente, tour di Blinken: obiettivo cessate fuoco

22 ott 2024
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Tra annunci, smentite e accuse la giornata mediorientale è sotto il segno del continuo scambio di raid, razzi e droni tra il nord di Israele e il sud del Libano. Lo Stato Ebraico ha annunciato che nella notte sono stati compiuti dei blitz con obiettivo depositi di armi di Hezbollah, centri di comando e altri obiettivi terroristici a Beirut, tra cui una base dell'unità navale dei miliziani sciiti che custodiva motoscafi militari destinati a essere utilizzati in attacchi alle navi della marina israeliana contro obiettivi navali e strategici all'interno delle acque territoriali di Israele. Da parte del Paese dei Cedri giunge l'annuncio secondo Hezbollah ha preso di mira, qualunque cosa voglia dire, una base navale vicino a Haifa in Israele. E poi le accuse secondo cui un attacco israeliano ha colpito l'ospedale universitario di Beirut Rafik Hariri, il più grande del Libano. Tra le vittime anche un bambino. Israele replica comunicando nuovi raid nelle prossime ore sostenendo di aver distrutto circa il 70% dell'arsenale missilistico degli Hezbollah. In questo clima incandescente che non lascia presagire alcuna de- escalation all'orizzonte gli Stati Uniti provano ancora a giocare la carta diplomatica con il segretario di stato Antony Blinken inviato in Israele e Giordania. Ultima chance prima delle elezioni americane. Obiettivo del numero uno della diplomazia a stelle e strisce è per ora di congelare la situazione: cessate il fuoco a Gaza e in Libano, dare maggiori poteri di controllo all'Unifil permettendogli una reale smilitarizzazione anche al nord del fiume Litani in modo da disarmare Hezbollah. Sono risultati già sulla carta molto complicati perché Israele non fa mistero di non tollerare la presenza dei caschi blu dell'ONU in zona e lo ha dimostrato in modo molto concreto. Dall'altro l'Unifil da parte sua ha già dimostrato di non essere in grado di disarmare Hezbollah, compito che avrebbe dovuto svolgere dal 2006. In questo quadro giunge la proposta egiziana per la soluzione della crisi degli ostaggi con l'incognita di chi sia oggi l'interlocutore da parte di Hamas.

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