Una fila ordinata e silenziosa che deposita un fiore sul ponte Bolshoi Mo-skvo-retskij. Un gesto all'apparenza semplice ma che nella Mosca di oggi è il peso di un macigno. Perché quella fila di persone sta compiendo un gesto che per lo zar Vladimir Putin è uno schiaffo, proprio sotto i occhi, nel cuore del potere, a poche centinaia di metri dal Cremlino da cui ha ordinato l'invasione in Ucraina. Questi fiori con il ponte sono un atto di accusa esplicito nei suoi confronti perché esattamente 7 anni fa è stato ucciso Boris Nemcov, leader dell'opposizione a Putin e ferocemente critico contro la politica russa in Ucraina. L'ex Presidente di Kiev Petro Poroshenko lo aveva definito un ponte tra le due nazioni e per una beffarda ironia, Nemcov che aveva puntato il dito contro il sostegno del Cremlino ai separatisti del Donbass, proprio su quel ponte, è stato ucciso. Quindi, quei fiori sono accuse silenziose verso la leadership attuale per l'invasione in Ucraina e per la morte di un oppositore. Un gesto che nella Russia di oggi è coraggioso, ai limiti del temerario, visto il pugno di ferro che Putin ha scatenato, come di consueto, contro tutte le manifestazioni per la pace. Ancora la repressione è forte; le immagini degli Omon che caricano decine di manifestanti sui pulmini, fanno capire quanto ancora sia minoritaria la fronda interna. E però sono gesti che si vedono in decine di città russe, che fanno intuire come qualche crepa all'interno del Regime Putiniano si stia aprendo. Soprattutto nell'opinione pubblica che, tra alti e bassi, lo ha sempre sostenuto con un genuino plebiscito; e non si possono dimenticare nemmeno i 300 scienziati russi che hanno firmato una petizione contro la guerra. C'è pure un altro elemento. Qualche malumore si registra anche nella nomenclatura: se non colpisce la posizione critica della figlia di Eltsin Tatyana Umasheva ha più peso la critica espressa da Roman Abramovich. Sì, anche in questo caso, è stata la figlia da Londra ad esporsi. Però le sanzioni economiche colpiscono duro proprio chi, dal sostegno a Putin hanno tratto vantaggio. Un sostegno che, venuti meno i privilegi, potrebbe sgretolarsi.